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Economia circolare nel borgo

Villaggio Saggio

L’Amazzonia, una salvietta alla volta




Articolo in collaborazione con aBetterPlace

La speranza che, con il passaggio al digitale, avremmo abbandonato (quasi) completamente l’uso della carta era presente ed era forte. Eppure, all’alba della digitalizzazione, la situazione che ci troviamo davanti è ben diversa: troppa carta viene ancora sprecata, con un evidente impatto in termini di sostenibilità ambientale.

Sicuramente l’uso della carta apporta enormi benefici alla nostra società e rappresenta ancora oggi un elemento di cui difficilmente riusciamo a fare a meno, soprattutto in contesti come quello scolastico, lavorativo e sanitario. Allo stesso tempo, bisogna considerare che la produzione della carta impatta fortemente e in negativo sull’ambiente, su foreste ed ecosistemi, sull’acqua e sulla qualità dell’aria, accorciando il già breve percorso che ci separa dal cambiamento climatico irreversibile.




Quanta carta consumiamo oggi?

Il report redatto dall’Environmental Paper Network nel 2018 attesta come il consumo di carta aumenti di anno in anno e come si sia quadruplicato negli ultimi 50 anni. Il 2014 è stato il primo anno in cui la produzione mondiale di carta ha superato i 400 milioni di tonnellate: si parla di una quantità media di 55 kg all’anno di carta per persona a livello globale. Più della metà di tutta la carta prodotta nel mondo viene consumata da Cina, Stati Uniti e Giappone e un ulteriore quarto dall’Europa, che arriva a consumare 92 milioni di tonnellate l’anno. Sette dei dieci paesi con i maggiori consumi di carta pro capite si trovano proprio in Europa.






E l’Italia?

Nel nostro paese solo nel 2016 sono stati 170 i kili di carta consumati da ogni persona in tutto l’anno. Per meglio rendere l’idea, in media un italiano usa trentadue fogli di carta al giorno; abbiamo guadagnato, così, il tredicesimo posto nel mondo per consumo pro capite annuo.

Dove avviene lo spreco maggiore? I bagni pubblici sono il regno dello spreco di carta: dopo essersi lavate le mani, le persone prelevano immediatamente le salviette, senza impiegare tempo a scrollare l’acqua in eccesso. Tendenzialmente, si estrare dal dispenser più di un foglio alla volta – spesso intere manciate, sicuramente ben più di quanto servirebbe. Molte salviette vengono buttate via in gran parte asciutte e inutilizzate, con un enorme spreco di carta che non può essere riciclata.

La domanda che, a questo punto, sorge spontanea è: tutto questo consumo è davvero necessario? Possiamo fare qualcosa per evitarlo?






Il comportamento spiegato dalla Behavioral Economics

Kahneman, padre della Behavioral Economics e vincitore del Premio Nobel per l’Economia nel 2002, ci ha spiegato che non siamo affatto decisori razionali. Al contrario, in quanto umani, siamo soggetti ad errori sistematici di pensiero e ad incoerenze di giudizio. L’autore descrive il funzionamento della mente appellandosi all’esistenza di due sistemi: il Sistema 1, legato al pensiero intuitivo e veloce ed il Sistema 2, legato invece al pensiero riflessivo e lento.

Rifacendoci al comportamento del consumo della carta, il prelievo delle salviette è un tipico esempio di decisione da sistema 1, operata in fretta ed in modo automatico. La scelta, quindi, viene effettuata distrattamente, senza badare ai dettagli.

Il giudizio delle persone è soggetto a bias. Quando ci troviamo a dover decidere quante salviette prelevare, andiamo incontro ad alcuni errori sistematici:

  1. L’abbondanza di salviette nel dispenser attiva l’euristica dell’ancoraggio, che viene definita come la tendenza ad affidarci alla prima informazione che ci viene offerta, usandola in modo arbitrario come metro di paragone (come un’“ancora”, appunto). Per questo motivo, le salviette prelevate, per quanto numerose, vengono percepite come una piccola quantità nel momento in cui vengono confrontate con quelle disponibili in tutto il dispenser.

  2. Hyperbolic discounting: facciamo fatica ad agire oggi – prelevando il giusto numero di salviette – in funzione di conseguenze che arriveranno solo nel lontano futuro – minor danno ambientale.






Il Nudging a servizio dell’ambiente: cosa possiamo fare per ridurre il consumo di salviette di carta?

Come può, l’Economia Comportamentale, che trova la sua applicazione pratica nella Teoria del Nudge, spingere le persone a consumare meno carta nei bagni pubblici?

Un possibile intervento di nudging consiste nell’uso della tecnica del Feedback Informativo, pensato per farci prendere coscienza delle conseguenze a lungo termine del nostro comportamento. Sulla superficie del dispenser – posizionato nel bagno pubblico – viene intagliata la sagoma del Sud America (con chiaro riferimento all’Amazzonia), di modo che l’impressione visiva restituita sia quella di star riducendo il verde del pianeta ad ogni prelievo di salviette. Maggiore è il numero di salviette prelevato, più veloce sembra essere la scomparsa del polmone verde del mondo.

Grazie a questa piccola modifica nel contesto di scelta, le decisioni degli individui vengono guidate dalle conseguenze delle proprie azioni. Conseguenze lontane e di scala, invisibili prima dell’intervento, diventano un sostegno per decisioni intelligenti, consapevoli e – perché no – anche ecosostenibili.

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